Retail

I 6 Retail Trend per il 2016

6 May 2016

3 min

Quali sono i principali trend nel retail ? Dopo aver esaminato la nuova generazione di consumatori “ultra-connessi” che sta trasformando il retail, l’agenzia Martine Leherpeur ha identificato sei nuovi modelli di distribuzione online e offline sovrapposti o interfacciati tra loro.

 

Cambiamento dell’approccio con il consumatore

 

Il primo modello distributivo che è stato analizzato dall’agenzia è stato il “Pin Shop”, inspirato da Pinterest. In questo social network gli utenti fissano e condividono una serie di articoli. È qualcosa di molto simile alla nuova generazione dei grandi concept-store come il negozio di Mistral Gift a Tokyo che vende solo prodotti europei, o la boutique-appartamento “Chez moi, Paris” dove Jean-Baptiste il proprietario, vive e allo stesso tempo mette tutto in vendita, o anche il centro commerciale Bikini a Berlino dove si può trovare sempre qualcosa di nuovo perché propone solo contratti di affitto a breve termine.

 

Il secondo tema preso in considerazione dall’agenzia è conosciuto come “Like Spot”. Questo è basato sul modello di community, il quale crea nuove relazioni tra i diversi gruppi e riunisce le persone con gli stessi interessi e aspirazioni. Il brand di occhiali da sole “Waiting For The Sun” promuove e vende anche altri marchi nei suoi punti vendita, è un classico esempio di collaborazione come tra amici. Questo è molto simile anche a quelle iniziative promosse dai punti vendita che cercano di riunirsi per aggiungere dinamicità alla strada in cui si trovano, si mettono in gioco per una giusta causa (un esempio è la strada di Lisbona Poço dos Negros) oppure creano boutique espositive (un esempio è il Front de Mode della stilista Sakina M’Sa, la quale ha riunito tutti i designer di concept store).

 

“Run & Collect” è un altro modello nato dal “travel retail” dove si può comprare in ogni momento come nelle esperienze di shopping online. Un esempio è dato dalla trasformazione attuata dai negozi degli aeroporti di Londra.

 

Uscire dalla spirale di vendita

 

Un altro modello è il “The Big Low” derivante dai nuovi trend low cost digitali che sta vedendo sempre di più subentrare alla vendita fisica una riduzione permanente dei costi. Alcuni stakeholder decidono, per esempio, di tenere prezzi ridotti tutto l’anno e di non effettuare nessuno sconto (politica di Kiabi ad esempio). Altri incoraggiano i consumatori [to co-set prices] (ad esempio H&M concede sconti a quei clienti che portano indietro al negozio dei vestiti usati). Altri ancora alterano l’immagine del prezzo (un esempio è Charles & Keith che vende accessori di lusso interamente fatti in plastica).

 

Il nuovo trend dell’”Emoji Places” impersona la nuova ondata del “retailtainment”. Un esempio è la boutique di Story a New York che cambia arredamento e collezioni ogni quattro/otto settimane. Anche l’esperimento del reparto “Agender” proposto da Selfridges nel suo magazzino è un esempio. Un concept unisex che elimina i confini tra maschio e femmina.

 

Infine, “Uber Models” ha dato vita ad un nuovo tipo di distribuzione, retail “oddities” conosciute come agenzie di stile, un modello dove la stampa 3D potrebbe prendere il posto dei prodotti in vendita nei negozi!

 

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